Questo sito utilizza cookies tecnici (necessari) e analitici.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookies.

Intervista dell’Ambasciatore Marras all’Agenzia Stampa Nazionale greca ATHENS NEWS AGENCY

(TRADUZIONE DI CORTESIA DAL GRECO)

E.L.Marras: Nostro sforzo è di dare contenuto istituzionale al detto “una faccia una razza”

Intervista all’Agenzia Stampa Nazionale greca ATHENS NEWS AGENCY SABATO 3 MARZO 2018, 10:11:12 /

“Lo sforzo è di dare maggiore consistenza alla bella espressione “una faccia una razza” che ricorre fra italiani e greci e che andrebbe corrisposto di piu’ a livello delle istituzioni”, sottolinea l’Ambasciatore italiano ad Atene, Efisio Luigi Marras, in una intervista a Athens News Agency. “Occorre lavorare di più insieme a livello politico, economico e culturale per rivendicare e promuovere i nostri valori a vantaggio della costruzione e dell’identità europea di cui siamo depositari e protagonisti di primissimo ordine”. Per Marras “la politica estera greca sta dimostrando di volere affrontare i problemi e di non rimanere prigioniera della storia”. L’Europa deve sapere soppesare bene l’importanza della Grecia come suo nevralgico confine Sud-orientale. In questa fase in cui si scorge la luce al termine del tunnel l’Italia- che è già il primo mercato per l’export greco – deve incrementare i propri investimenti economici nel Paese, partecipando al processo di privatizzazioni come quello di Desfa. Nel rapporto bilaterale è fondamentale la dimensione culturale. Prossima inaugurazione di “TEMPO FORTE”, per lo sviluppo dei rapporti fra i protagonisti culturali e gli artisti dei due Paesi.

 

Intervista

—Lei si trova da due anni in Grecia, quale è il suo bilancio fino adesso e quali sono i futuri obiettivi?

Rifletto spesso sul significato della bella e ricorrente espressione fra di noi “una faccia, una razza”. Cosa essa significa davvero? Quando e in quale contesto è stata pronunciata la prima volta ? Che responsabilità essa implica per me e per i miei colleghi in Ambasciata ? Mi piace immaginare che essa sia sorta per bocca di un giovane soldato italiano durante la guerra, che si rivolge a un giovane greco che lo aiuta. In questo “incontro” entrambi si “riconoscono” uguali, vittime della immane tragedia. Essi, cioè, rivendicano – in un contesto drammatico – affinità antiche e mai interrottesi fra loro. A questa espressione dobbiamo, abbiamo il dovere, io credo, di sapere corrispondere di più e meglio a livello istituzionale, offrendole una cornice, sistematicità, struttura perché possa manifestarsi appieno. Dobbiamo anche studiarla, in una ottica psicologica direi, perché fra le varie interpretazioni che ho registrato ve ne è una, meno romantica e positiva di quella che ho evocato poc’anzi, che in pratica equivale a dire “siamo entrambi furbi e conviene diffidare l’uno dell’altro”. Nei confronti di questa interpretazione – per fortuna assai minoritaria, ma da non sottovalutare – dobbiamo pure lavorare per rimuovere le cause profonde di un senso direi di insicurezza e quindi di diffidenza atavico che a volte ci caratterizza entrambi.

E’ importante quindi, per questo motivo, essere riusciti finalmente, lo scorso settembre a Corfù, , ad organizzare il primo incontro fra i due Governi (badi bene, il primo incontro nella storia dei due Paesi, dall’Unita’ d’Italia ad oggi !), nel quale erano presenti i due Primi Ministri, accompagnati dai rispettivi Ministri degli Esteri, degli Interni, dell’Economia, delle Infrastrutture e della Cultura.

 

—-Vale a dire che ora l’obiettivo di intensificare i rapporti bilaterali si è fatto più concreto?

È un obbiettivo che c’è sempre stato ovviamente e che è stato perseguito con momenti di grandi successo. Il legame però si è rivelato, ad una osservazione critica, discontinuo e non abbastanza convinto. La crisi – non parlo solo della Grecia – ci pone la responsabilità di reagire, di superare schemi comportamentali. e di sapere cogliere tutte le opportunità di collaborazione – a cominciare da quelle che sono a portata di mano – e l’Italia e la Grecia sono a portata di mano l’una dell’altra: storicamente, geograficamente e per affinità psicologiche e sentimentali! Da fare c’è tanto e a Corfu’ ci siamo impegnati a farlo. Non è facile, ma la strada per chi vuole percorrerla è tracciata e semplice: maggiore collaborazione politica, economica e culturale. Nella parte politica, per esempio, abbiamo ribadito l’importanza del nostro coordinamento – ormai ben consolidato – per il tantissimo che riguarda tutta l’area del Mediterraneo. Abbiamo però deciso di estendere la nostra collaborazione anche all’area balcanica, dove la politica europea è, diciamo, “timida”, mentre non lo è quella di altri Paesi. Eppure voi greci siete molto presenti nei Balcani, così come lo siamo noi, essendo le due grandi realtà limitrofe a ovest e a sud dell’area.

 

— In questo contesto che ne pensa delle iniziative della diplomazia greca sia nel Mediterraneo che nei Balcani?

Nel Mediterraneo e nei Balcani, ma anche oltre, verso Oriente fino in Cina e Oltreatlantico, la diplomazia greca si contraddistingue per la ricerca del dialogo e delle opportunità. L’Europa deve sapere soppesare bene l’importanza della Grecia come suo nevralgico confine Sud-orientale.
Ai vostri confini state sviluppando sforzi importanti, proiettando una volonta’ di stabilita’. Ogni successo che riuscirete a conseguire andrà a beneficio della Grecia e della Regione ed avrà anche un enorme valore simbolico di incoraggiamento e di esempio per la Comunità Internazionale, afflitta quasi ovunque da non poche tensioni e sofferenze.

 

— L’Italia come vorrebbe lavorare con la Grecia per quello che riguarda i Balcani?

Con la diplomazia e l’economia, dovendolo dire in modo sintetico. Dopo il Vertice di Corfu’ sono venuti da Roma dei miei colleghi per delle consultazioni sui Balcani. Hanno commentato con me molto positivamente i colloqui avuti dicendomi che gli sono serviti per meglio capire le posizioni greche sui principali dossier. Il parlarsi, l’incontrarsi, avere voglia di farlo e di dedicarvi il tempo, impegnarsi a capire, serve: quante volte la troppa fretta, le riunioni con troppi partecipanti e con ordini del giorno troppo carichi generano superficialità e persino malintesi. I tanti imprenditori greci e italiani nei Balcani potrebbero lavorare a loro volta in modo più raccordato, convergendo su ampi progetti infrastrutturali, funzionali alla Grecia e all’intera area.

 

—- Un problema che unisce i nostri paesi è l’immigrazione…

I grandi flussi migratori sono oggigiorno un fenomeno di enormi proporzioni nel mondo intero. Quante migrazioni e invasioni abbiano, voi e noi, conosciuto nel corso dei secoli ! Dico questo per relativizzare la questione, circoscrivere la paura che essa può suscitare, non certo per circoscriverne la gravità e la dimensione epocale. Da come stiamo reagendo si misura chi siamo. Nessuno è perfetto, ma direi che la” pagella” italiana e greca è molto migliore di quella di diversi altri Paesi europei. Di solidarietà europea ne abbiamo vista poca. A livello politico e delle unità operative la nostra collaborazione bilaterale è eccellente. Bisogna lavorare con sangue freddo, nel rispetto dei valori di cui andiamo fieri, con realismo, consapevoli che abbiamo a che fare con un fenomeno di lungo periodo che richiede interventi sulle cause profonde, anche a livello multilaterale da parte di tutte le istanze.

 

— Quale secondo lei sarebbe il filo conduttore per intensificare i rapporti dei nostri due paesi e in quali settori? In campo economico ad esempio?

Bisogna intervenire con tutti gli strumenti e in tutti i settori allo stesso tempo. E’ un nuovo ritmo che mi piacerebbe infatti venisse impresso ai nostri rapporti. Deve consolidarsi una convinzione di cui si è sentita la mancanza e che molti amici greci e italiani condividono.
I rapporti commerciali con la Grecia sono di ottimo livello e sono rimasti tali anche durante la crisi. L’Italia è il primo mercato estero di destinazione delle esportazioni greche, il primo mercato di riferimento per le vostre imprese per oltre 2,5 mld di Euro (segue la Germania, se non sbaglio con 1,8 miliardi di Euro). Siamo felici in questo modo di poter sostenere l’imprenditoria ellenica.

 

—-L’Italia è anche sempre stata un importante paese investitore in Grecia ma con la crisi abbiamo visto il ritiro di molti investitori italiani.

Dobbiamo certamente sviluppare gli investimenti italiani in Grecia, in sintonia con i segnali di ripresa in corso. L’Italia è però solo il settimo investitore in Grecia, con uno stock di poco più di 900 milioni di euro. Una cifra modesta rispetto al potenziale. Sono convinto che le partnership tra italiani e greci abbiano un valore aggiunto più evidente rispetto ad altre. La presenza delle nostre Ferrovie dello Stato, che hanno acquisito TrainOSE e’ in quest’ottica perché mira in prospettiva a dotare la Grecia di un sistema di trasporto pubblico integrato moderno e a partecipare allo sviluppo degli assi di collegamento balcanici dove ampie sarebbero, come ho detto, le opportunità di collaborazione fra i nostri due Paesi. Analogo sarebbe l’investimento che SNAM – TSO di prim’ordine – effettuerebbe a capo di un consorzio europeo con il quale sta partecipando alla gara per la privatizzazione di DESFA. Mi rendo conto che, in particolare in questa fase economica, il prezzo in questo tipo di operazioni abbia la sua importanza, ed è giusto che sia cosi, ma ciò che è rilevante, guardando avanti, è anche la qualità, l’affidabilità e la solidita’ del partner prescelto, che deve essere in grado di condividere davvero competenza, efficienza e visione strategica, assicurando un futuro di successo a DESFA, facendo risaltare i punti di forza delle attitudini greche, che esistono e vanno valorizzate. Il modello Snam e’ inoltre storicamente caratterizzato – in Italia e all’estero – da coesione e impegno sociale , oltre che da standard all’avanguardia nella tutela dei lavoratori. Un modello di “imprenditoria”, cioè, che sono certo sarebbe apprezzato anche in Grecia. Altri esempi di possibili investimenti si stanno affacciando nel settore della logistica, forse anche della cantieristica, delle telecomunicazioni, delle tecnologie avanzate del settore spaziale, e spero in molti altri ancora. Ma anche voi dovete incoraggiarci a venire ! (L’Ambasciatore allarga le braccia e torna a sorridere!).

 

— Ed in ambito culturale, quali sono i programmi?

La Cultura è il settore per certi versi prioritario nei nostri rapporti. Lo è perché è in esso che si coglie appieno il ricchissimo legame fra di noi, il nostro essere “una faccia una razza” per riprendere lo spunto iniziale di questo nostro colloquio.

Abbiamo intenzione di inaugurare a breve – entro la fine del mese – un iniziativa culturale ambiziosa che abbiamo battezzato TEMPO FORTE, un termine musicale, per esprimere la determinazione e l’entusiasmo del nostro sforzo. Pero’ di questo possiamo parlare in una prossima occasione.