Il piroscafo Oria salpò l’11 febbraio 1944 da Rodi per il Pireo, con a bordo più di 4200 prigionieri italiani che si erano rifiutati di aderire alla Repubblica Sociale Italiana dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, per essere trasferiti come forza lavoro nei lager del Terzo Reich. L’indomani, il 12 febbraio 1944, colto da una tempesta, il piroscafo affondò a 25 miglia dalla destinazione finale, dopo essersi incagliato nei bassi fondali prospicienti l’isola di Patroklos, sulla costa dell’Attica. I soccorsi, ostacolati dalle pessime condizioni meteo, consentirono di salvare solo 37 soldati italiani.
I cadaveri di circa 250 naufraghi, trascinati sulla costa dal fortunale e sepolti in fosse comuni, furono traslati, in seguito, nel Sacrario dei caduti d’Oltremare di Bari. I resti di tutti gli altri non sono mai stati recuperati.
Si tratta del peggiore disastro navale mai registrato nel Mar Mediterraneo.
Purtroppo non furono i soli. Furono circa 15.000 i soldati italiani che trovarono la morte nell’Egeo dal 1943 all’inizio del 1945, nel tentativo di essere deportati nei campi di lavoro in Germania.
Con il loro rifiuto, pagato con la vita, questi soldati italiani hanno contribuito alla rinascita del nostro paese. Purtroppo, l’Italia del dopoguerra si è dimenticata di loro. Demolita dalla guerra e sopraffatta dalla guerra fratricida che seguì la caduta del regime fascista, l’Italia non era in grado di avere contezza dei propri soldati deceduti ed aveva già scelto gli eroi su cui si fondava la nascente repubblica. La guerra di liberazione ridava dignità ad una Nazione che agognava nuovi eroi da celebrare.
Se si possono comprendere le difficoltà di un Paese distrutto dalla guerra, che anelava alla ricostruzione, da tempo è arrivato il momento di ridare dignità e onore ai nostri soldati, andati in guerra per dovere verso la nostra patria e deceduti per essersi rifiutati di continuare la guerra dei regimi fascista e nazista.
Loro stessi sembrano richiamarci alle nostre responsabilità dopo anni di silenzio. Dopo più di 60 anni, hanno cominciato a riaffiorare silenziosamente le poche cose che appartenevano ai nostri soldati prigionieri. Il riaffioramento dei resti del naufragio attirò l’attenzione di un subacqueo greco – Aristotelis Zervoudis – che dal 1999 e per i successivi due anni continuò ad immergersi, arrivando infine alla conclusione che sul fondale aveva ritrovato i resti del Piroscafo Oria.
Il 9 febbraio 2014 è stato inaugurato, nel punto di costa in cui è avvenuto il naufragio, un Monumento in onore dei caduti del Piroscafo Oria, in presenza dell’Arcivescovo cattolico di Atene, del Vescovo di Mesogeas e Lavreotikis e del Sindaco del Comune di Saronikos. La realizzazione del monumento, a cura dello scultore greco Thimios Panourgias, è stata possibile grazie ad una donazione del cittadino greco Thanassis Martinos.
La rete dei familiari dispersi nel naufragio, nata spontaneamente in internet, si sta adoperando per portare all’attenzione generale la vicenda dell’Oria, facendosi promotrice di una campagna di ricerca dei vari nominativi, con il fine di provare a ricostruire la storia dei soldati caduti durante il naufragio e di poter ritrovare le famiglie dei militari deceduti.
Per maggiori informazioni: www.piroscafooria.it